Biblioteca

1 - Storia della Società Scacchistica Novarese - S.Ticozzi
2 - Un secolo di scacchi - J. Watson
3 - Alekhine - A. Kotov
4 - 60 Partite da ricordare - R. Fischer
5 - Manuale teorico-pratico delle aperture - G. Porreca
6 - Le aperture negli scacchi - H. C. Opferman
7 - Di più sugli scacchi - C.H. O'D. Alexander
8 - Il mio sistema - A. Nimzowitsch
9 - La pratica del mio sistema - A. Nimzowitsch
10 - La partita del centro - A. Del Dotto
11 - Il gambetto - M. Yudovich
12 - Excelling at chess - J. Aagaard (Inglese)
13 - Bird's opening - T.Taylor (Inglese)
14 - Attacking chess - J. Waitzkin (Inglese)
15 - Schack Archiv - Riviste 1991 - (A-B-C-D-E-F-G)
16 - Schack Archiv - Riviste 1992 - (A-B-C-D-E)
17 - Schack Archiv - Riviste 1993 - (A-B-C-D-E-F)
18 - The Budapest gambit - B. Lalic (In inglese)

I libri della biblioteca sono a disposizione dei soci.
Il referente è il sig. Folli Aldo

 

 

Giochiamo online: GameKnot e Chess.com

Alcuni giocatori del circolo sono disponibili su Gameknot e Chess.Com per giocare via internet.
 
Su Gameknot: Zingrillo, Dariotravaini, Mgm1908, Pietro47, Youreal.
 
Su Chess.com: Zingrillo, Dario-Travaini, NoHayTruco, Mgm1908, Frappa
 
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Poesia e racconti

 

La scacchiera

La scacchiera è come una famiglia di quadretti
in cui i pedoni paiono figli della Regina
e il Re un saggio
che si muove solo di un passo.

Sophie Benhoummad

 

Racconti

Il giorno della mossa

IL GIORNO DELLA MOSSA

di Zingrillo Costanzo

Lo specchio di cristallo incastonato nella parete rimandava la bassa figura del re XXXI della dinastia degli Uaith, avvolto in un
manto scarlatto orlato di candido ermellino. Alle sue spalle, sopra il lucido piano di un elegante tavolino, pezzi d’oro e
d’argento, sparsi sopra una scacchiera di alabastro, testimoniavano della lezione che il Tutore aveva terminato da pochi minuti;
l’ultima lezione della sua vita prima del giorno della Mossa.

La porta dello studio, che si apriva sul lungo corridoio, si spalancò mossa da una mano invisibile. Decine di quadri identici
punteggiavano a intervalli regolari le pareti e, come imponeva la tradizione, XXXI si fermò per qualche istante davanti a quelli
appesi sulla parete alla sua destra. Sul bordo inferiore dei ritratti giovanili dei suoi antenati, una targhetta aurea non riportava
un nome, ma un numero che partendo dall’uno proseguiva fino al trenta, apposto sotto il viso senza barba di suo padre, che il
re non aveva mai conosciuto.

Il percorso proseguiva ancora per parecchi metri, costellato di molte cornici vuote. Giunto davanti al riquadro del numero
trentuno, senza degnare di uno sguardo i dipinti sul lato sinistro del corridoio, XXXI indugiò qualche istante, poi percorse a
lunghi passi quello che restava del passaggio. Accanto al pesante portale al termine del corridoio risaltavano gli stemmi, vecchi
di centinaia di anni, della Casa degli Uaith e degli odiati Blecc.

Dal momento in cui era nato, re XXXI dei Uaith aveva assimilato insieme al latte materno anche l’avversione per i secolari
nemici della sua stirpe.

I superbi Blecc possedevano la metà delle terre conosciute e castelli di bellezza pari a quelli dei suoi sudditi. Invitavano i più
illustri artisti e letterati presso la corte e si proclamavano padroni del mondo. Era un affronto che non si poteva tollerare e che
andava punito una volta per sempre, restituendo il dominio all’unico nome che lo meritava per diritto divino, quello degli Uaith.

In un silenzio irreale, attraverso due ali di servili cortigiani, XXXI camminava lentamente verso la lunga scalinata che
conduceva alla Porta di vetro nero e bianco, che aveva sempre osservato da lontano, in attesa di quel momento. Una volta
attraversata la soglia, la Porta si richiuse con decisione alle sue spalle e l’oscurità profonda che lo aveva accolto si ammorbidì
lasciando intravedere la geometrica struttura di una scacchiera disegnata sul pavimento con grandi lastre di marmo. Elaborati
pezzi di legno chiaro e scuro, alti come persone, erano disposti davanti al re, in attesa. XXXI salì i tre gradini che portavano
ad un sobrio trono, identico a quello vuoto posto all’altro lato della scacchiera, e fissò con attenzione lo spettacolo che si
presentava ai suoi occhi. Si rilassò per riportare alla mente tutti i consigli e gli insegnamenti ricevuti dal suo Tutore e senza
fretta cominciò ad analizzare la posizione allestita di fronte a lui. Sapeva bene che dopo la gloria sarebbe arrivata l’amarezza
dell’esilio, insieme al suo Tutore, lontano dal suo bambino, dal suo erede che non avrebbe più rivisto.

Scacciò quel pensiero con un moto di dignità per concentrarsi sulla partita, iniziata più di settecento anni prima, alla quale lui,
re XXXI stava per dare il suo contributo come avevano fatto i suoi antenati e gli antenati del re dei Blecc. Non importava
quando, se fra cento o mille anni. Alla fine, ne era certo, sarebbe arrivata la vittoria e con essa il dominio del mondo.

Dopo un tempo senza misura, mentre due uomini scendevano la lunga scalinata, attraverso due ali di servili cortigiani, le luci si
spensero nel salone dietro alla Porta dai vetri bianchi e neri. Nell’oscurità, elaborati pezzi di legno chiaro e scuro, alti come
persone, appena turbati dalla visita reale, aspettavano impazienti il prossimo sovrano dei Blecc, nel suo giorno della Mossa.