Biblioteca

1 - Storia della Società Scacchistica Novarese - S.Ticozzi
2 - Un secolo di scacchi - J. Watson
3 - Alekhine - A. Kotov
4 - 60 Partite da ricordare - R. Fischer
5 - Manuale teorico-pratico delle aperture - G. Porreca
6 - Le aperture negli scacchi - H. C. Opferman
7 - Di più sugli scacchi - C.H. O'D. Alexander
8 - Il mio sistema - A. Nimzowitsch
9 - La pratica del mio sistema - A. Nimzowitsch
10 - La partita del centro - A. Del Dotto
11 - Il gambetto - M. Yudovich
12 - Excelling at chess - J. Aagaard (Inglese)
13 - Bird's opening - T.Taylor (Inglese)
14 - Attacking chess - J. Waitzkin (Inglese)
15 - Schack Archiv - Riviste 1991 - (A-B-C-D-E-F-G)
16 - Schack Archiv - Riviste 1992 - (A-B-C-D-E)
17 - Schack Archiv - Riviste 1993 - (A-B-C-D-E-F)
18 - The Budapest gambit - B. Lalic (In inglese)

I libri della biblioteca sono a disposizione dei soci.
Il referente è il sig. Folli Aldo

 

 

Giochiamo online: GameKnot e Chess.com

Alcuni giocatori del circolo sono disponibili su Gameknot e Chess.Com per giocare via internet.
 
Su Gameknot: Zingrillo, Dariotravaini, Mgm1908, Pietro47, Youreal.
 
Su Chess.com: Zingrillo, Dario-Travaini, NoHayTruco, Mgm1908, Frappa
 
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Poesia e racconti

 

La scacchiera

La scacchiera è come una famiglia di quadretti
in cui i pedoni paiono figli della Regina
e il Re un saggio
che si muove solo di un passo.

Sophie Benhoummad

 

Racconti

Per sempre

Per sempre

di Zingrillo Costanzo

Solo, nella luce soffusa di un’alba autunnale, un vecchio arrancava sulla spiaggia, i piedi nudi affondati nella sabbia, una tavola quadrata sotto il braccio. Evitava di guardare verso il mare ancora assopito, lo stesso mare che aveva portato via il suo unicoamico, il compagno di una vita.

Teneva gli occhi socchiusi, per affrontare la brezza e trattenere il pianto e si stringeva al collo il
bavero della giacca leggera.

Il sole si era alzato e accendeva di riflessi i capelli candidi dell’uomo seduto sopra una roccia levigata dal vento. Su un tavolino bianco aveva appoggiato la scacchiera consumata dalla salsedine che a fatica mostrava ancora le sfumature tra le case chiare e scure. Rappresentava adesso solo un palcoscenico vuoto, orfano dei suoi protagonisti, amaro e insopportabile invito a ricordare.

Con le mani rugose, aride come un giorno di solitudine, accarezzava il retro che portava ancora i segni incisi tanti anni prima da due ragazzi uniti da una sola grande passione. Si erano fatti una promessa solenne, con le parole più preziose che avevano trovato, in un tentativo ingenuo e coraggioso di ingannare l’eternità, con la volontà di credere che niente sarebbe mai cambiato.
Sulle poche frasi ormai illeggibili, le dita tremanti frugavano nei solchi per riportare alla mente le condizioni dell’antico accordo.

Si stabiliva il posto, sempre lo stesso, al tramonto, quando i bassi raggi proiettavano le ombre lunghe dei due amici verso la strada deserta che costeggiava la spiaggia. Lui avrebbe portato la scacchiera e il suo compagno i pezzi, con il cavallo bianco senza testa e la vernice consumata. Avrebbero giocato ogni volta una sola, lunga, meravigliosa sfida.

Nell’ultima partita, l’uomo seduto in riva al mare aveva condotto i pezzi neri, con la torre sostituita tanto tempo prima da un pezzetto di legno bruciacchiato che sporcava le dita.

Il cielo si arrossava, ornato da sottili nuvole appena sollevate sull’orizzonte e la brezza soffiava con maggiore forza, come a voler richiamare l’attenzione dell’uomo verso altri luoghi, altri pensieri.

Si alzò con riluttanza dalla roccia, stringendo sul petto la tavola di legno. Piangeva travolto dal dolore e dalla rabbia. Adesso che il patto era rotto tutto era diventato inutile: il tramonto, le ombre sulla strada, il piccolo tavolino malfermo.

Solo, nella luce morente di un tramonto autunnale, un vecchio fissava immobile il mare, i piedi accarezzati da onde gentili, i pantaloni arrotolati sulle caviglie. Con dolcezza, come l’estremo lancio di un mazzo di fiori, la tavola di legno scivolò dalle sue mani e la prima onda rivestì di schiuma densa le anonime caselle, nascondendole alla vista.

Agli occhi dell’uomo, colmi di lacrime e fissi sulla sagoma della tavola, i trentadue pezzetti di legno, con un cavallo senza testa e una strana torre nera, perfettamente allineati sulla scacchiera asciutta, sembravano i fantasmi della pazzia incombente.

Si inginocchiò incredulo e tremante con la mano nell’acqua bianca che scivolava via per la seconda volta. I pezzi erano ancora tutti cocciutamente al loro posto. No, non tutti. L’impavido pedone davanti al re bianco si trovava ora due case più avanti.

La brezza era scomparsa e nel silenzio della sera nessuna onda lambiva la scacchiera. L’uomo si asciugò le lacrime e sorrise al mare che attendeva senza fretta la sua risposta.

Sul retro della tavola la sabbia cancellava silenziosamente il vecchio patto per inciderne uno nuovo. E questa volta sarebbe stato per sempre.